Courmayeur (Aosta) – “Il signore elegante e coltissimo dello sport italiano” così è stato definito il giornalista e conduttore televisivo Giovanni Bruno, una carriera giornalistica che inizia negli anni ‘ 70, dedicata allo sport. Nel 1983 approda in Rai, poi cinque anni più tardi a Telecapodistria e nel 1991 a Italia 1 dove inventa il notiziario sportivo Studio Sport ed è capostruttura Fininvest al Giro quando viene trasmesso dalla rete Fininvest. Ricopre l’incarico di direttore e vice direttore Rai Sport. Poi la guida di Sky Sport dal 2003 al 2007 e dal 2013. Dal 9 marzo 2016 affianca Massimo Corcione come condirettore di Sky Sport, ed è responsabile dell’area Eventi Altri Sport, per continuare a garantire un costante livello di eccellenza dei prodotti in onda e valorizzare maggiormente i contenuti del Pacchetto Sport.
Giovanni Bruno è appassionato di ciclismo e domenica era al via de LaMontBlanc La Granfondo sul Tetto d’Europa. Ha accettato di rispondere alle nostre domande ricordando anche una partecipazione al circuito Coppa Piemonte.
“Ho partecipato alcuni anni fa alla Coppa Piemonte, pedalando alla Granfondo Bra Bra e alla Kappa Marathon di Torino. Questo circuito è uno degli eventi storici del movimento amatoriale, estremamente piacevole da pedalare, uno dei pochi che nel tempo è riuscito a mantenere la propria identità ed è diventato sempre più un punto di riferimento per società, ciclisti, ma anche i familiari, viste le splendide location e località in cui si svolgono le prove. Per me è sempre un piacere parteciparvi – sottolinea Bruno – anche se i numerosi impegni lavorativi non mi permettono di essere presente con assiduità. Il mondo delle granfondo in questi ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, permettimi di definirlo un guazzabuglio di manifestazioni, un termine che riesce a esprimere bene le numerose concomitanze e sovrapposizioni che purtroppo limitano la crescita dei vari eventi. Quando ho visto che LaMontBlanc era inserita in questo circuito sono rimasto molto contento”.
- Lei vive da vicino l’attività della formazione professionistica Team Sky. Il mondo amatoriale è sicuramente altra cosa, anche se ci sono molti amatori che credono di essere professionisti
“Con la testa vivono tanto da professionisti, ovvero pensano di esserlo. Una realtà che secondo me il mondo amatoriale può rovinarlo. Per il semplice fatto che dobbiamo considerare il mondo delle granfondo, soltanto come un puro divertimento aperto ad appassionati di tutte le età. E’ indubbio che un ragazzo giovane, ben allenato, che magari ha tentato anche di fare il professionista, ma è rimasto dilettante, con la sua testa, le sue gambe, il suo fisico riesca a fare un’ottima prestazione. Ma io mi riferisco più a gente della mia età (classe 1956) che cercano di fare i professionisti a tutti gli effetti. Francamente io penso a divertirmi, penso che arrivare a 60 anni divertendosi, andando in bicicletta con gli amici e facendo anche delle discrete prestazioni, perché no. Quindi non dobbiamo esasperare. Io guardo il mio Team Sky, perché lo frequento e per una questione di lavoro guardo cosa ha portato nel ciclismo, per assurdo una professionalità anche troppo esasperata, però c’è un budget, ci sono degli obiettivi che se non vengono raggiunti, la forbice taglia. Di conseguenza se non ha risultati è come il mondo del lavoro, purtroppo selettivo di oggi. Il mondo amatoriale? Pensiamo a divertirci, paghiamo l’iscrizione pure, quindi dobbiamo essere coscienti di ciò che andiamo a fare”.
- Abbiamo parlato in precedenza del rapporto investimento – pubblicità – vittorie in relazione all’ingente investimento effettuato per dar vita al Team Sky, ma anche nel mondo del ciclismo le aziende che investono nelle manifestazioni sportive o società ciclistiche pretendono visibilità e soddisfazioni. Questo porta spesso qualche amatore ad esagerare
“Assolutamente sì, ma deve essere così la realtà. Naturalmente mi riferisco soltanto al rapporto investimento – visibilità, non all’esasperazione di alcuni amatori. Inoltre io parlo dell’esasperazione del risultato del ciclista della mia età che tende ad esagerare. Mentre ci devono essere degli investitori, come in questo caso la Banca Mediolanum, che segue oltre al Giro d’Italia anche il mondo amatoriale delle granfondo. Ma perché no? Ma perché comunque mille, duemila partecipanti, per arrivare poi ai numeri della Maratona delle Dolomiti, Nove Colli ed altre manifestazioni vuol dire un ritorno e un indotto sia per le località, sia per chi ha investito. Questo è un discorso amatoriale, mentre quello dei professionisti è completamente diverso perché sapete bene le cifre che girano e sono tutte vere. Noi adesso perderemo Landa per una questione esclusivamente finanziaria, perché la Movistar ha offerto al ciclista il doppio che lui prende con il Team Sky. E con il Team Sky gli abbiamo provato a far fare il capitano e non è andato molto bene. Un po’ per colpa sua, un po’ per sfortuna. Quindi secondo me ben vengano investimenti e situazioni belle, ma non esasperiamole”.
- Che cosa pensa delle lunghe dirette televisive che raccontano alcune delle più importanti granfondo?
“Secondo me si doveva cominciare e da ex direttore Rai sono stato il promotore della prima diretta della Maratona delle Dolomiti che andò molto bene, sia dal punto di vista degli ascolti che paesaggistico. E dell’investimento fatto da quella regione. Adesso bisogna cambiare. Non servono più delle lunghe dirette, ma un prodotto di qualità magari estremamente più corto, sempre più vicino alla manifestazione cercando di confezionare un programma che racconti la storia delle persone normali, non di chi vince. Ma vorrei vedere i sacrifici che fa il ciclista con la pancia, il ciclista che ha settanta anni, capire i sacrifici che compie per allenarsi e partecipare, e chi per la prima volta affronta quelle salite. Perché sono molto più simili a tutti i partecipanti alla granfondo”.
- Ci sono differenze sostanziali tra chi racconta il mondo dei professionisti, Tour e Giro
“Si, ci sono assolutamente grandi differenze in tutto. Il Giro d’Italia soffre rispetto al Tour de France che da sempre un punto di riferimento internazionale, però attenzione in questo momento il Giro sta crescendo moltissimo per il fatto che è cambiato il proprietario di RCS, ora c’è Cairo, che ha venduto il Giro d’Italia al doppio di quello che c’era prima quindi chi l’ha acquistato deve per forza investire, in questo caso la Rai, se la Rai investe e migliora il suo prodotto di continuo forse potremmo arrivare a livello del Tour. In questo momento non ci siamo, però ci stanno provando e quindi è un fatto sempre di investimenti”.
- Il sogno nel cassetto di Giovanni Bruno per quel che riguarda il mondo del ciclismo in Sky
“Il sogno nel cassetto, per quel che mi riguarda è il ciclismo in Sky, nel senso che non mi dispiacerebbe trasmettere il Giro d’Italia e il Tour de France e farlo alla maniera di Sky, con quel tocco un po’ particolare dedicandogli un canale, dedicando delle trasmissioni che accompagnino la vera diretta del Giro o del Tour. Questo mi piacerebbe moltissimo”
Nel ciclismo le stelle non stanno a guardare, se vogliono raggiungere il traguardo o il loro obiettivo devono pedalare. E Giovanni Bruno è uno di quelli che lo fa con il sorriso stampato in faccia